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Recensione di: Unknown - Senza identità

24/02/2011 | Recensioni |
Recensione di: Unknown - Senza identità

Alla base di “Unknown - Senza identità” c’è un dilemma che attanaglia il protagonista: come riuscire a dimostrare di essere la persona che credi di essere, quando il resto del mondo, inclusa tua moglie, non ti riconosce? Dopo un incidente stradale a Berlino, il dottor Martin Harris (Liam Neeson) si risveglia dal coma per scoprire che la moglie (January Jones) non lo riconosce più ed un uomo si è impossessato della sua identità. Ignorato dalle autorità scettiche e perseguitato da misteriosi assassini, si ritrova disorientato, stanco e in fuga. Da solo e in un paese straniero, Martin è costretto a chiedere aiuto ad una donna tutt’altro che affidabile (Diane Kruger), e si ritrova scaraventato in un’avventura infernale che lo porta a mettere in dubbio la sua sanità mentale e la sua identità, come pure a chiedersi quanto sia disposto ad affrontare pur di  portare la verità alla luce. Il film diretto da Jaume Collet-Serra, regista di “Orphan”, si avvale della collaborazione nella stesura della sceneggiatura di Oliver Butcher e Steve Cornwell, che hanno adattato per il grande schermo il romanzo “Out of My Head” di Didier van Cauwelaert, vincitore del premio Goncourt. La pellicola giocata non del tutto, ma quasi, su accattivanti scene d’azione ed inseguimenti mozzafiato, ha in se il demerito di avere eccessive pretese da thriller d’azione, puntando tutto sulla scelta (compresi i tre protagonisti) di attori di grande fattura come Bruno Ganz, Aidan Quinn e Frank Langella, sprovvisti al tempo stesso di una storia vagamente originale (i confronti, almeno nella prima parte, con la serie di film con protagonista l’agente Jason Bourne sono inevitabili e quanto mai indegni). Costata circa trenta milioni di dollari, non stupisce il fatto che negli Stati Uniti la pellicola spopoli nelle sale, mantenendosi ad un notevole livello rispetto alla media del Paese; ma questo di certo non può bastare a farla annoverare fra le vette inarrivabile dell’Olimpo di genere come l’intramontabile “Intrigo Internazionale” dell’ “ei fu” Alfred Hitchcock…

Serena Guidoni

 


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